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Vino, nel deserto del Negev rinascono vitigni di 1.500 anni fa

AttualitàVino, nel deserto del Negev rinascono vitigni di 1.500 anni fa

Grazie ai semi trovati durante degli scavi e alla ricerca sul Dna

Milano, 26 set. (askanews) – Due antiche viti del deserto del Negev, ottenute da semi trovati durante degli scavi archeologici e da un’innovativa ricerca sul Dna, sono state piantate nel vigneto in cui erano originariamente coltivate 1.500 anni, fa all’interno del Parco Nazionale di Avdat, in Israele.

Le varietà di uva Sariki e Beer ottenute dai semi scoperti negli scavi di Avdat, sono endemiche del Negev. I ricercatori israeliani hanno spiegato che queste varietà “erano utilizzate per produrre un vino che divenne celebre in tutto il Mediterraneo e veniva esportato addirittura fino all’odierna Inghilterra, nel corso del primo millennio dopo Cristo”. L’impianto del vigneto storico prevede anche il ripristino di tre appezzamenti vicino ai cinque antichi torchi scoperti nel sito, e la vigna è stata progettata secondo la struttura tradizionale che era comune tra gli agricoltori di Israele tra il primo e il settimo secolo dopo Cristo, e “incarna e illustra i principi di sostenibilità che caratterizzano un vigneto desertico”.

Il Parco nazionale di Avdat, una delle principali località della Strada del Vino del Negev, grazie al suo ruolo nella Via dell’Incenso Nabatea, è un sito Unesco. La città di Avdat “era un importante centro di produzione ed esportazione di vino nel mondo antico: dal quarto al settimo secolo dopo Cristo, la regione era nota come fonte di vino di qualità per tutto l’impero bizantino, nel periodo in cui il cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’impero. Negli ultimi anni, questa regione si è sviluppata notevolmente, insieme con la creazione del Consorzio del vino del Negev da parte della Fondazione Merage Israel, con oltre 40 aziende vinicole distribuite tra il Negev settentrionale ed Eilat. I progetti di sviluppo per questa zona, prevedono piani per la piantumazione delle varietà storiche Sariki e Beer, accanto alle centinaia di ettari attualmente coltivati a Chardonnay, Chenin Blanc, Sauvignon Blanc, Malbec, Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.

“Il Negev sta diventando un attore internazionale nel campo del vino, sia per la coltivazione della vite nelle dure condizioni del deserto arido sia per la produzione di vini eccellenti con caratteristiche uniche” ha dichiarato la Ceo della Fondazione Merage Israel, Nicole Hod Stroh, spiegando che “diversi anni fa, abbiamo riconosciuto il potenziale della regione del Negev e abbiamo deciso di investire e di fondare il Negev Wine Consortium”. “Il fatto che 1.500 anni fa un milione di litri di vino all’anno venisse prodotto nel deserto ed esportato nel continente europeo è emozionante e stimolante” ha affermato il ministro della Protezione ambientale, Idit Silman, spiegando che “oggi abbiamo la capacità tecnologica di piantare nel deserto viti antiche, utilizzando metodi antichi e moderni, e la sua importanza è ulteriore, alla luce di un’epoca di cambiamenti climatici”.

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