ROMA – La premier Giorgia Meloni lo aveva già messo in conto e avvisato i suoi. Tradotto, in estrema sintesi, il messaggio suonava così: ‘State attenti, d’ora in avanti ci saranno attacchi quotidiani, arriveranno da ogni parte, nervi saldi e non rispondete alle provocazioni’. Vecchia scuola politica. A ruota, il suo braccio destro e sinistro, Giovanni Donzelli, sul Corriere della Sera aveva rincarato: “… ci sembra evidente come oggi, ora che finalmente torna la politica, con un nuovo assetto di stampo conservatore di centrodestra, si assista a una forte reazione. Che non ci spaventa né ci stupisce. Ma, anzi, ci motiva”.
Se poi si parla con chi vive dentro la ‘pancia’ di Fratelli d’Italia, con chi era col partito al 2 virgola e si è ritrovato oggi al 30 per cento, tutto questo affannarsi fa sorridere. A partire dal povero Matteo Salvini, leader delle Lega, “che cerca di recuperare qualcosa – osserva il ‘Fratello’- ma la sua è battaglia vana. Abbiamo studiato il fenomeno dei leader, che in questa fase politica toccano il cielo e sprofondano poi in poco tempo. Ecco, nessuno di quelli che poi sono caduti finora si è rialzato… e non accadrà nemmeno a Salvini”. Che dovrà rassegnarsi al ruolo di gregario. Ma oggi anche il Financial Times vi ha bocciato…. “Sì vabbè – risponde il militante- fanno un articolo dove di Meloni parla un economista che ha iniziato a far politica nel Pd… sai che analisi ragionata… Noi siamo saldamente in sella, guardiamo avanti e domani presenteremo la nostra super festa all’Auditorium di via Consolazione per il nostro primo anniversario di Governo. Alla faccia dei gufi. Tutti i sondaggi ci danno attorno al 30 per cento, di che parliamo? Un dato che, col voto militante e di bandiera, potrebbe non solo confermarsi ma pure crescere alle prossime elezioni europee”.
Giorgia Meloni, incalza il militante di lunga esperienza, “non farà l’errore degli altri leader, resterà sino alla fine coerente, la coerenza è il suo brand vincente“. Di lì non si scosta ed è lì, se ci fai caso, che tutti gli avversari cercano di metterla in difficoltà”. Detto questo, anche se con gran spirito di partito, allo stesso tempo non si nascondono i problemi, che ci sono, sono molti e anche complessi come l’arrivo in massa dei migranti. Anche i leader europei criticano l’Italia? Anche loro sono in campagna elettorale, devono fare i conti con i loro elettori. Ma se alla fine della fiera dalle urne italiane usciranno i numeri attuali si farà di necessità virtù.
Uno sguardo al Pd di Elly Schlein, dove ormai si naviga a vista, a volte anche senza vedere dove si va. Dietro le quinte, tra militanti di peso, si parla ancora della magra figura fatta dalla segretaria in tv, messa in ridicolo dalla Gruber e da Giannini: “Anche nei momenti peggiori del Pd – ragionano- nessuno si era mai permesso di attaccare il leader in modo così plateale. Questo significa che un certo mondo ormai vede Schlein sola, senza un partito dietro che la sostiene e che in certi momenti può anche far timore”. Lasciando stare le voci che si rincorrono su chi verrà presto mandato a… Bruxelles e sostituito con… altri sussurri narrano di quello che potrebbe accadere se il Pd a guida Schlein dovesse andar male alle europee. Andar male, per i Dem, significa stare sotto il 20 per cento, giudicato il minimo sindacale. Una cifra giudicata bassa da chi sostiene la nuova leader, che anzi si aspettano e a tutti annunciano che si arriverà oltre il 25 per cento. E se invece si andrà sotto? La segretaria ha già detto ai giornalisti, sorridendo, che lei ha ricevuto un mandato di 4 anni… “seeee la voglio vedere – dice un sostenitore dell’area Bonaccini- da quella parte ci dicono che in quel caso chiederanno il congresso… per far piazza pulita. Ma il congresso lo decide l’Assemblea nazionale e voglio vedere se dopo una botta qualcuno spingerà per il congresso o se, al contrario, chiesto il passo indietro ad Elly, non incoronerà in quella sede in fretta e furia Bonaccini… come si è fatto a suo tempo con Enrico Letta”.
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