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Tg Ambiente, edizione del 12 settembre 2023

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COPERNICUS: L’ESTATE 2023 È LA PIÙ CALDA DI SEMPRE

L’estate 2023 è la più calda di sempre, certamente la più calda negli archivii dati climatici. La temperatura nel periodo giugno-luglio è stata la più elevata a livello globale e con un vasto margine sulle altre estati. La media globale è risultata di 16,77 gradi, ben 0,66 gradi sopra la media degli ultimi 30 anni. E’ l’ennesimo allarme che lancia Copernicus, il sistema di osservazione satellitare e da terra e mare dell’Unione europea. E proprio per l’Europa è andata peggio che in altre parti del mondo: con una temperatura di 19.63 gradi è risultata sopra la media di ben 0,83 gradi, ed è solo la quinta estate più calda in archivio. Male anche il mare, che ad agosto ha visto la temperatura media mensile globale della superficie più alta mai registrata in tutti i mesi, 20,98 gradi, ben al di sopra della media di agosto, con un’anomalia di 0,55 gradi. “I record della temperatura globale sono continuati a saltare nel 2023, con l’agosto più caldo che segue i mesi di luglio e giugno più caldi, portando all’estate boreale più calda nella nostra serie di dati risalente al 1940”, riassume Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, “le prove scientifiche sono schiaccianti: continueremo a vedere dati climatici ed eventi meteorologici estremi più intensi e frequenti finché non smetteremo di emettere gas serra”.

GHIACCIAI SVIZZERI SOTTO ATTACCO MUTAMENTO CLIMA

Ghiacciai svizzeri sempre più sotto attacco della crisi climatica e delle temperature record che hanno portato a registrare lo zero termico a 5.253 metri sul livello del mare, il secondo valore più alto dall’inizio delle misure nel 1954. Infatti, in Svizzera, secondo il report dell’Accademia Svizzera di Scienze Naturali, nell’estate 2022, si sono persi quasi 3 km3di ghiaccio e, l’acqua proveniente dalla fusione di questo volume, sarebbe stata sufficiente a riempire tutti gli invasi artificiali delle Alpi Svizzere. Il ghiacciaio del Morteratsch, il più grande ghiacciaio del gruppo del Bernina delle Alpi grigionesi, secondo i dati della Rete svizzera di monitoraggio dei ghiacciai) dal 1878 ad oggi è arretrato di quasi 3 chilometri, perdendo 23 metri solo nel 2022. Nello storico dei dati spicca l’arretramento di 164 metri del 2015 e di 134 metri del 2016. Ad accendere i riflettori sull’emergenza del ritiro dei ghiacciai alpini svizzeri, la stessa che interessa anche i ghiacciai italiani, la Carovana dei ghiacciai – campagna promossa da Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano – che per la prima volta si sposta oltre i confini nazionali e, dopo la tappa in Austria, approda in Svizzera sul Ghiacciaio del Morteratsch per la sua sesta e ultima tappa.

ALTA MONTAGNA SI SCALDA PIÙ RAPIDAMENTE RESTO GLOBO

Le conseguenze del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti, ma le diverse aree del nostro pianeta non si stanno riscaldando tutte alla stessa velocità. Le aree di alta montagna soffrono particolarmente gli effetti del riscaldamento globale, ma fino ad oggi mancavano dati che coprissero ad elevato dettaglio e in tutto il mondo queste aree così delicate. Il lavoro di un gruppo internazionale, coordinato da ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa appena pubblicato sulla rivista Nature Communications prova a colmare questa lacuna. Analizzando gli ultimi 20 anni, i ricercatori si sono accorti che alcune aree di alta montagna si stanno riscaldando ancor più di quanto atteso dai modelli globali. La situazione è particolarmente grave per le montagne delle aree tropicali e sub-tropicali, e per le zone in prossimità dei ghiacciai. Il ritiro dei ghiacciai e la riduzione del manto nevoso, probabilmente, stanno amplificando il tasso di riscaldamento. La presenza di neve e ghiaccio può infatti tamponare l’aumento della temperatura, ma la loro scomparsa dalle aree di alta montagna di tutto il mondo sta cambiando questi ecosistemi importantissimi ad una velocità senza precedenti.

ENEA, IN LIGURIA REEF PER OSTRICHE DA SCARTI COZZE

Enea sta sviluppando dei prototipi di reef realizzati con scarti della molluschicoltura, come gusci di mitili e fibre naturali, per favorire il ripopolamento dell’ostrica piatta nel golfo della Spezia. Si tratta di un mollusco nativo dal grande potenziale filtratore, utile per la rigenerazione di ambienti marini e per altri servizi ecosistemici (regolazione del clima, supporto alla biodiversità, approvvigionamento di cibo), con conseguenti benefici culturali e socio-economici. L’attività è condotta dall’ENEA in collaborazione con la Cooperativa di Mitilicoltori Associati e realizzata nell’ambito del progetto PNRR Robotics and AI for Socio-economic Empowerment sulla base dei principi della rete Native Oyster Network, organo consultivo del progetto, attivo in Irlanda e Regno Unito. I reef a ostriche, agendo sulla funzionalità e produttività degli ecosistemi costieri aumentano la biodiversità e inoltre, grazie alla loro capacità filtrante, favoriscono la pulizia dell’acqua. “Nei processi rigenerativi, gli ecosistemi marini sono centrali per il ruolo che svolgono sia come erogatori di servizi – quali il sequestro del carbonio, la disponibilità di risorse alimentari, la promozione della biodiversità, il miglioramento del paesaggio – sia nell’adattamento e mitigazione degli impatti del cambiamento climatico”, spiega Chiara Lombardi del laboratorio Biodiversità e servizi ecosistemici dell’Enea. “Inoltre in base ai principi di economia rigenerativa le soluzioni basate sulla natura, fondamentali per una crescita economica sostenibile anche in ambiente marino e per il sostegno all’economia blu, rendono i sistemi economici vitali e salutari, in linea con gli obiettivi del Pnrr”.

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