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Spazio, Zinzi (Asi): da LiciaCube già oltre 620 immagini

AttualitàSpazio, Zinzi (Asi): da LiciaCube già oltre 620 immagini

Dotto (Inaf): missione di successo, team scientifico al lavoro
Roma, 27 ott. (askanews) – LiciaCube, la prima missione italiana nello spazio profondo, ha portato a termine con successo il suo compito di fotoreporter del primo test di difesa planetaria rappresentato dalla missione Dart della Nasa con l’obiettivo di sperimentare la possibilità di impattare un asteroide per deviarlo dalla propria traiettoria nel caso in cui, in futuro, rappresenti un pericolo per la Terra, e dallo spazio sta inviando da giorni immagini uniche che apriranno nuove finestre di conoscenza. L’impatto – come noto – è avvenuto con successo nella notte tra il 26 e il 27 settembre scorso e LiciaCube, cubesat finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e realizzato dall’azienda torinese Argotec, era lì a testimoniare lo scontro tra la sonda Dart – su cui ha viaggiato fino a pochi prima per poi staccarsi e raggiungere autonomamente la posizione prestabilita – e l’asteroide Dimorphos il più piccolo del sistema binario che forma con Didymos. Posizionato a una distanza di circa 55 km dall’asteroide bersaglio – distanza scelta per garantire la sicurezza del cubesat, non troppo vicino da rischiare di essere colpito dai detriti sollevati dall’impatto ma alla giusta distanza per garantire immagini di buona risoluzione – LiciaCube ha sorvolato la zona delle riprese 2,7 minuti dopo l’impatto scattando da quel momento 3 immagini ogni 6 secondi. Un bottino prezioso – ad oggi sono state acquisite oltre 620 immagini – da cui il team scientifico della missione – guidato dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e di cui fanno parte il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna, l’Università Parthenope di Napoli e l’Ifac-Cnr – conta di ricavare preziose informazioni sulla “plume”, lo sbuffo di detriti generato dall’impatto e quindi sulla natura dell’asteroide. A ricordare i momenti salienti della missione, perfettamente riuscita, l’evento “Prove di difesa planetaria negli scatti di LiciaCube: a un mese dall’impatto con l’asteroide” organizzato dall’Asi nella sua sede a Roma a cui hanno partecipato anche tre classi di liceali romani e che ha visto salire sul palco Marilena Amoroso di Asi, Elisabetta Dotto (Inaf-Oar) che ha illustrato gli obiettivi scientifici della missione, Michèle Lavagna (Politecnico di Milano) che ha parlato della parte ingegneristica, Paolo Tortora (Università di Bologna) che ha spiegato il lavoro svolta del suo team per la determinazione orbitale del cubesat, Vincenzo Della Corte (Inaf-Iaps) che ha descritto gli strumenti a bordo del nanosatellite italiano. La seconda parte dell’evento è stata dedicata alle tematiche scientifiche con Elena Mazzotta Epifani (Inaf-Oar) per l’osservazione da Terra, Giovanni Poggiali (Inaf-Oaa) per l’aspetto relativo alla superficie dell’asteroide, Stavro Ivanovski (Inaf- Oats) per la “plume” e Alessandro Rossi (Ifac-Cnr) per la dinamica. “In tutto – spiega ad askanews a margine dell’evento Angelo Zinzi di Asi, responsabile Esplorazione solare dello Space Science Data Center e responsabile SOC (Scientific Operations Center) per LiciaCube – sono state acquisite finora oltre 620 immagini dalle due camere a bordo di LiciaCube. LEIA (LiciaCube Explorer Imaging for Asteroid) è una camera acromatica, nella scala dei grigi ma ad alta risoluzione e LUKE (LiciaCube Unikt Key Explorer), camera a colori, a più bassa risoluzione e a più grande campo. L’obiettivo di LiciaCube – ricorda Zinzi – era testimoniare l’impatto e dare informazioni su quello che sarebbe successo subito dopo. Quindi riprendere la ‘plume’ di detriti che si sarebbe formata dopo l’impatto della sonda contro Dimorphos e osservare sia Didymos, l’asteroide principale, che Dimorphos, la sua luna, e in particolare di quest’ultimo ha osservato anche l’emisfero non osservato da Dart, fornendo quindi ulteriori informazioni. In questo modo – spiega Zinzi – sarà possibile caratterizzare meglio l’asteroide, capire la sua forma, la sua densità e quindi aggiungere informazioni sul tipo di asteroide”. “Dal giorno stesso dell’impatto – prosegue Zinzi – abbiamo iniziato ad analizzare le immagini, acquisite in una ventina di minuti, che vengono scaricate non tutte insieme ma giornalmente. Dall’analisi delle immagini di LiciaCube stanno nascendo anche nuove domande, perché così funziona la scienza. Grazie a queste immagini – conclude – vogliamo capire quanto l’impatto è stato efficace, quali sono stati i suoi effetti e capire che tipo di asteroide è Dimorphos e quindi avere elementi utili su come poter deviare in futuro un asteroide nel caso in cui ce ne sia bisogno”. Quello che già si sa è che l’impatto di Dart ha ridotto il periodo orbitale di Dimorphos di 32 minuti. “LiciaCube, prima missione italiana nello spazio profondo, è stata un successo. Abbiamo acquisito oltre 620 immagini che sono in fase di scaricamento. Il nostro obiettivo – spiega ad askanews Elisabetta Dotto (Inaf-Oar), che coordina il team scientifico della missione – è quello di andare a studiare in dettaglio la ‘plume’ di materiale eiettato prodotto dall’impatto, studiare la velocità delle particelle, la struttura e la densità della ‘plume’ che è stata davvero molto importante”, come testimoniato dalle immagini già rese pubbliche pochi giorni dopo l’impatto. “Queste analisi – conlcude Dotto – ci daranno informazioni importanti sulla struttura interna del corpo impattato. Su questi aspetti sta lavorando tutto il team scientifico coordinato da Inaf”. La missione di difesa planetaria proseguirà con Hera, missione dell’Agenzia spaziale europea a cui partecipa anche l’Italia, che compirà ulteriori analisi su Dimorphos a distanza di qualche anno dalla collisione con la sonda Dart. Il lancio di Hera è programmato per ottobre 2024 con arrivo a destinazione nei primi mesi del 2027. continua a leggere sul sito di riferimento

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