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Senchenko (Insight): “In Ucraina c’è un’emergenza stupri di guerra”

MondoSenchenko (Insight): “In Ucraina c’è un’emergenza stupri di guerra”

ROMA – Da febbraio gli ucraini non devono fare i conti solo con i bombardamenti aerei e i colpi di mortaio ma anche con la violenza di genere, che colpisce in particolare le donne e non risparmia gli esponenti della comunità Lgbtqia+. A denunciarlo in un’intervista con l’agenzia Dire è Krystyna Senchenko, dell’ong transfemminista Insight, impegnata in attività di sostegno in Ucraina già da prima dello scoppio del conflitto. Senchenko sottolinea: “Nelle zone occupate dai russi però non è possibile sapere cosa succede con esattezza e quindi indagare e punire i responsabili. Sappiamo però che violenze sessuali e torture avvengono e sono crimini di guerra”.

L’attivista è in Italia per un tour di incontri organizzati da Mediterranea Saving Humans, presente a Leopoli con ‘Med Care for Ukraine’, un ambulatorio medico mobile che fornisce assistenza sanitaria di base e psicologica ai profughi, anche in collaborazione con realtà locali come Insight. Le donne, etero, lesbiche o transgender, sono esposte al rischio di torture e abusi sessuali nelle zone poste sotto il controllo dell’esercito russo ma anche altrove. “Non darò numeri del fenomeno perché non è questione di statistiche” chiarisce Senchenko. Un dato però è arrivato nei giorni scorsi dalla rappresentante speciale delle Nazioni Unite Pramila Patten, secondo cui gli stupri di guerra in Ucraina da parte dei soldati russi riguarda donne dai quattro agli 82 anni, e questa “è solo la punta dell’iceberg”, ha aggiunto Patten. “Siamo a conoscenza di questi crimini perché le vittime denunciano tramite i social network” continua Senchenko. A raccogliere i loro casi ci pensano le autorità ucraine oppure organizzazioni per i diritti umani internazionali o locali come Insight.

Altre ancora sono rinchiuse nelle carceri russe e “oltre agli abusi sessuali subiscono anche torture”. Ma nelle zone occupate, dice l’attivista, “le vittime ovviamente non possono chiedere aiuto alla polizia ucraina o ricorrere ai servizi medici o psico-sociali nazionali”.

I DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI IN UCRAINA

C’è poi il problema della legislazione ucraina, ancora indietro sui diritti per le persone non eterosessuali. Ad esempio, spiega Senchenko, non c’è il matrimonio per le coppie omosessuali e così se una persona è ricoverata in terapia intensiva, il partner non potrà fargli visita perché questo è permesso solo ai familiari. In caso di morte, non avrà l’eredità e rischia di non avere l’affidamento dei figli. Il problema l’estate scorsa è stato portato all’attenzione del governo attraverso una petizione che ha ottenuto 25mila firme, a cui il presidente Volodymyr Zelensky “ha risposto spiegando che non può varare la legge sulle nozze tra persone dello stesso sesso perché andrebbe cambiata la Costituzione, e questo è impossibile in stato di guerra. Ha proposto quindi di autorizzare le unioni civili”.

LE DONNE IN TRANSIZIONE RISCHIANO DI ANDARE AL FRONTE

La burocrazia rende la vita difficile anche alle donne che hanno già effettuato la transizione o sono in transizione. Se risultano uomini sui propri documenti, rischiano di essere mandate al fronte per via della coscrizione obbligatoria. “In attesa che ottengano i documenti modificati, le accogliamo nelle nostre case protette”, dice Senchenko, “e i tempi variano a seconda dei casi: ad esempio, per quelle che fuggono senza portare documenti o certificati medici che attestino il cambio di sesso le procedure sono più complesse. Molti avvocati e medici poi hanno lasciato il Paese”.

Insight distribuisce anche farmaci per le persone in transizione. In particolare attraverso 12 “community” fornisce aiuti umanitari, prodotti per l’igiene e farmaci generici. Quanto ad eventuali abusi all’interno dell’esercito ucraino, “la situazione è migliore di quanto ci saremmo aspettati” assicura Senchenko, che aggiunge: “L’esercito è un ambiente tradizionalmente mascolino, eppure molti omosessuali o persone non binarie raccontano di sentirsi accettati e così altri si sentono incoraggiati a dichiarare il proprio orientamento”.

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