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Se nemmeno dinnanzi alla morte

Primo PianoSe nemmeno dinnanzi alla morte

La morte di Maurizio Costanzo ha scosso, giustamente, la televisione ed il giornalismo italiano.

Maurizio, come amava farsi chiamare dal pubblico, è stato un conduttore e giornalista sopraffino, che ha rivoluzionato il piccolo schermo in modo indelebile e che, indubbiamente, resterà stabile nella memoria collettiva e culturale di questo paese.

Ma non solo, è stato un pilastro della radiofonia italiana, accademico, scrittore, sceneggiatore e paroliere. Inutile dire altro, è già stato detto tanto e tanti sono stati i riconoscimenti a questo mostro sacro della nostra epoca.

Ma non vogliamo occuparci del prestigio dell’uomo, non ne saremmo in grado. Ciò di cui vogliamo parlare sono le sdegnose scene viste durante la camera ardente per il presentatore a Roma.

Infatti, l’enorme fama di Costanzo e della moglie Maria De Filippi, non ha fermato la petulante invadenza degli “ammiratori” della coppia che, nonostante il momento doloroso e drammatico, non hanno tentennato nel chiedere una foto, un selfie, alla vedova.

L’istantanea immortalata dai fotografi è diventata immediatamente simbolo del degrado della società moderna, apatica e spregiudicata, incapace di ragionare lucidamente ma capace, in modo preoccupante, di subordinare il patimento di una perdita con l’eccitazione di pubblicare una fotografia con la celebrità di turno.

La domanda avvilente nasce spontanea, se nemmeno dinnanzi alla morte siamo in grado di porci dei limiti, dove andremo a finire?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Ciro Cuccurullo

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