ROMA – “In questa aula di tribunale dichiaro e con orgoglio di essere il leader della rivoluzione della salvezza nazionale“. Queste le parole pronunciate dall’ex presidente Omar Al-Bashir nel corso della sua prima apparizione pubblica da quando è iniziato il processo aperto a Khartoum per chiamarlo a rispondere delle accuse di “attacco al sistema costituzionale, partecipando al colpo di stato del 1989“.
L’ex generale Bashir, deposto dai militari l’11 aprile del 2019 dopo trent’anni ininterrotti al potere, nel suo intervento ha rivendicato di aver guidato, in qualità di colonnello dell’esercito nazionale, un gruppo di militari che nel 1989 rovesciarono il primo ministro Sadiq As-Siddiq. Se condannato, Bashir rischia fino alla pena di morte. L’ex presidente è anche atteso dai giudici della Corte penale internazionale con sede a L’Aia che lo accusano di crimini di guerra e contro l’umanità in relazione al conflitto nel Darfur nei primi anni duemila, con il via libera all’estradizione data dalla giunta che si formò dopo la conclusione del suo governo.
A KHARTOUM PROTESTE CONTRO IL NUOVO ACCORDO TRA MILITARI E CIVILI
L’udienza di stamani segue di un giorno forti proteste popolari nella capitale, in occasione del quarto anniversario dell’inizio della rivoluzione popolare iniziata il 19 dicembre del 2018 e proseguita nel 2019. I sudanesi del movimento per la democrazia, che erano riusciti a costituire un governo civile dopo che i militari avevano esautorato e arrestato Bashir – e che poi hanno rovesciato un esecutivo misto composto da civili e militari nell’ottobre del 2021 – sono scesi in piazza anche per per dire no agli ultimi sviluppi politici nel Paese, ossia all’accordo che il 5 dicembre è stato raggiunto tra i militari e parte del movimento civile.
Secondo il Sudan Tribune, il corteo è stato caratterizzato da scontri tra forze di sicurezza e manifestanti terminati con il ferimento di 155 civili. La stampa internazionale conferma che i militari hanno lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla che cantava slogan come “non governerete con questo accordo” e “tornate nelle caserme”. Gli attivisti non intendono infatti scendere a compromessi con le Forze armate e rivendicano istituzioni guidate da sole figure civili.
Leggi anche: Con ‘Disappear’ i giovani del Sud Sudan cantano le vittime della guerra e il bisogno di pace
In Sudan, dopo 30 anni, i giornalisti indipendenti hanno un loro sindacato
VIDEO | In piazza a Roma per il Darfur: “Stop ai raid delle milizie”
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it continua a leggere sul sito di riferimento