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Manovra stop and go. Per Meloni è solo rodaggio. “Niente miracoli”

AttualitàManovra stop and go. Per Meloni è solo rodaggio. "Niente miracoli"

Premier difende riforma Rdc: “Non si può aspettare lavoro sogni”. “Obbligo Pos ingiusto”

Roma, 22 dic. (askanews) – C’è la manovra raccontata da Giorgia Meloni, quella per cui nonostante il “periodo di rodaggio” e la necessità “di migliorare” si può comunque essere “fieri” del lavoro fatto. E poi c’è quella vista da Montecitorio, dove al macroscopico sbaglio che aveva portato all’assegnazione di circa mezzo miliardo (che non c’è) ai Comuni, si sono aggiunti un’altra quarantina di micro errori, segnalati dalla Ragioneria generale, da correggere. Con la conseguenza che la legge più importante dello Stato ha cominciato a fare avanti e dietro dalla commissione Bilancio e, con ogni probabilità, non sarà approvata dall’aula prima della vigilia di Natale.

Prima di prendere un volo di Stato che la porterà in Iraq per fare gli auguri al contingente militare italiano, la presidente del Consiglio incontra i suoi parlamentari e, soprattutto, si concede la sua prima intervista televisiva dal giorno del giuramento, scegliendo il salotto di ‘Porta a porta’ che per l’occasione va in onda in prime time.

Nessun riferimento al caos sulla norma che avrebbe introdotto uno scudo penale per i reati collegati all’evasione fiscale, né alle tensioni interne alla maggioranza, in particolare con Forza Italia. Anzi, la premier dice che “rispetto a chi auspicava e prefigurava una partenza catastrofica di questo governo, credo che il racconto stia tornando indietro come un boomerang”.

Meloni sceglie di mettere su tutto una pennellata di rosa, anche perché – spiega – all’Italia spesso è mancato “l’ottimismo, un po di sano orgoglio”. Non si dice preoccupata delle manifestazioni di piazza, perché l’unico timore che ha è quello di “deludere”. E anzi è convinta che gli elettori “non si aspettano miracoli” perché “conoscono la situazione molto bene, sanno che è difficile, sanno che non può cambiare tutto da un giorno all’altro”. “Quello che si aspettano – insiste – è che non ti fai condizionare, che fai quello che è giusto. Io intendo farlo e vorrei dare l’impressione di una politica e di istituzioni che si muovono nell’interesse della nazione, perché questo spinga tutti a fare di più”.

E a proposito di cose giuste e ingiuste, una cosa per la presidente del Consiglio rientra decisamente nella seconda categoria: obbligare i commercianti ad accettare pagamenti con il Pos anche per piccoli importi. “A tutti quelli che vogliono pagare il caffè con il Pos, vorrei chiedere se lo pagherebbero lo stesso se il costo della commissione fosse a loro carico”. Peccato che il governo alla fine abbia dovuto piegarsi alla ferrea logica degli impegni presi con Bruxelles. Anche se Meloni ci tiene a sottolineare che “non la Commissione Ue ma l’Italia”, dunque il precedente esecutivo, “ha deciso che tra i suoi obiettivi per il Pnrr doveva esserci l’obbligo di accettare pagamenti elettronici per qualsiasi importo”. Detto questo, assicura che non rinuncerà a occuparsi “della materia perchè è un fatto di giustizia”.

Nella categoria delle cose giuste da fare, invece, la presidente del Consiglio mette la riforma del reddito di cittadinanza, compresa la norma approvata in manovra che prevede la decadenza dal diritto al sussidio se si rifiuta una offerta di lavoro anche se non la si ritiene congrua. “Se ti rifiuti di fare un lavoro dignitoso, con tutte le garanzie, ma che non è quello dei tuoi sogni non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato”. D’altra parte, racconta, lei ci è passata. “Sono uscita da scuola con il massimo dei voti, volevo fare l’interprete ma ho fatto anche la cameriera”.

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