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Liliana Segre ricorda le leggi razziali: “La parola ‘espulsa’ mi ha perseguitata tutta la vita”

PoliticaLiliana Segre ricorda le leggi razziali: “La parola ‘espulsa’ mi ha perseguitata tutta la vita”

ROMA – Diversa per la sola colpa di essere nata. Così si è sentita a lungo Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz dopo essere stata deportata dall’Italia. La senatrice a vita, nel corso di una intervista al canale Senato Tv, si sofferma in particolare sulle leggi razziali emanate da Benito Mussolini, per effetto delle quali fu espulsa dalla scuola elementare che frequentava.

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“Ero una bambina, sarei dovuta andare in terza elementare in una scuola pubblica – ricorda Segre – Non mi ero mai sentita diversa dalle mie compagne, l’unica diversità era che durante l’ora di religione io e le altre pochissime bambine ebree della scuola non dovevamo stare in classe e correvamo come matte in corridoio, venendo invidiate dalle nostre compagne. Quando mancava pochissimo all’inizio della scuola, mio padre mi disse che ero stata espulsa. E quella parola mi ha perseguitata tutta la vita”.

La senatrice a vita, che ad Auschwitz ha perso il padre e i nonni paterni (la madre era morta quando Liliana era neonata), è oggi una delle principali testimoni degli orrori della persecuzione contro gli ebrei, dopo anni in cui non aveva voluto parlare pubblicamente della sua esperienza traumatica. “Dovevo sentirmi diversa non perché avessi fatto qualcosa ma per la colpa di essere nata. Queste sono state le leggi razziali”, sottolinea Segre a Senato Tv.
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