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L’Africa è una pentola che bolle. E i giornalisti dovrebbero raccontarla

MondoL’Africa è una pentola che bolle. E i giornalisti dovrebbero raccontarla

ROMA – “L’attenzione al Piano Mattei è anche un po’ come guardare al nostro ombelico” dice Guglielmo Micucci, direttore di Amref Italia. Negli spazi di Binario F si presenta il rapporto “Africa mediata”. Quanto, quando, perché e come il continente finisce nei tg o sui quotidiani d’Italia. Si scopre allora che rispetto a qualche anno fa di Africa ce n’è un po’ di più. Ma anche che l’attenzione è centrata su noi stessi, non sul continente che ci è vicino. A cominciare dal Piano Mattei, un’iniziativa nata in Italia che agli interessi e alle esigenze dell’Italia anzitutto guarda. E durante la presentazione c’è anche chi, come Jean Leonard Touadì, esperto di relazioni internazionali e autore, origini congolesi e già deputato italiano, fa capire come la pensa: “Il Piano Mattei”, dice, “riguarda i Paesi dove prendiamo gas e petrolio“.

I NUMERI DEL RAPPORTO

Torniamo però a tg e quotidiani. Secondo lo studio, voluto da Amref e curato dall’Osservatorio di Pavia, nel 2023 il numero delle notizie sull’Africa nei quotidiani e nei telegiornali “prime time” delle sette maggiori emittenti nazionali è aumentato. Nei sei principali giornali sono comparse in media 16 notizie al mese, tre in più rispetto al 2022, l’anno dell’acuirsi del conflitto armato in Ucraina. E’ anche vero però, si evidenzia nel rapporto, che prevale una copertura mediatica su migrazioni e fatti di cronaca nel contesto occidentale e “sull’intensa attività istituzionale” del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tra visite in Paesi africani e iniziative come il Piano Mattei. Ecco a ogni modo le voci della presentazione, a cominciare dalle ospiti arrivate dal continente.

BITANIA BERHANU (AMREF): RACCONTARE GIOVANI VISIONARI AFRICA

Raccontare i “giovani visionari” dell’Africa: questo l’appello ai giornalisti italiani ed europei rivolto da Bitania Lulu Berhanu, 29 anni, origini etiopi e una vita in Kenya. L’attivista è uno dei volti e delle voci di Amref Health Africa, un’organizzazione della società civile che ha base a Nairobi ed è impegnata anzitutto per il diritto alla salute. Con l’agenzia Dire, Bitania parla a Roma, al Binario F, a margine della presentazione dell’edizione 2024 del rapporto ‘Africa Mediata’ curato dall’Osservatorio di Pavia. “Credo che il continente sia raccontato soprattutto per le sfide che affronta, per le povertà, le migrazioni o le carestie, ma credo che invece sia soprattutto il luogo della speranza” sottolinea l’attivista. “L’Africa ha la popolazione più giovane del mondo e oggi ha tanti innovatori: lo ‘storytelling’ dovrebbe tenerne conto e partire anzi proprio da questo dato di fatto”.

E’ allora un invito, quello di Bitania, che in Kenya dirige un programma di Amref contro la violenza di genere denominato Y-Act, acronimo per Youth in Action for Women Empowerment and against Gender-based Violence. “Devono essere i giovani visionari e innovatori a scrivere la storia e il futuro del continente”, dice l’attivista. “I media hanno il compito di descrivere questa nuova era, di innovazione, visione e proposte per lo sviluppo sostenibile”.

LA SENEGALESE COUMBA AW: L’ATTIVISMO HA BISOGNO DEI MEDIA

Fiera di impegnarsi contro la violenza di genere, felice di poter far conoscere in Italia la prospettiva delle attiviste del Senegal: si racconta così oggi Coumba Aw, voce dell’organizzazione della società civile Amref Health Africa. Lo scambio con l’agenzia Dire avviene negli spazi di Binario F, a margine della presentazione di un rapporto che analizza le tendenze del giornalismo in Italia. Il titolo è ‘Africa mediata’, l’intento è provare a capire se e come il continente è seguito e restituito dai mezzi di informazione. Al centro dello studio c’è il rischio di una visione che non dia spazio alle voci, ai protagonisti e ai nuovi attori dell’Africa. Parte da qui, Aw: “Oggi”, dice, “sono felice di poter mettere in luce il lavoro delle attiviste del continente e di far conoscere la nostra prospettiva di africane”. In Senegal la rappresentante di Amref è impegnata in particolare in progetti di contrasto alle mutilazioni genitali femminili (mgf), alla violenza di genere e ai matrimoni precoci.

L’ESPERTO TOUADÌ: L’AFRICA È UNA PENTOLA CHE BOLLE, SCRIVETELO

L’Africa come “una pentola che bolle”: la citazione, del teologo e sociologo camerunense Jean-Marc Ela, è riproposta durante un dibattito su ciò che il giornalismo fa o non riesce a fare oggi in Italia. A pronunciare la frase è Jean Leonard Touadì, autore ed esperto di relazioni internazionali. “L’Africa è una pentola che bolle, dove il 70 per cento della vita sta nell’informale”, dice lo studioso: “In tanti raccontano i dittatori, i presidenti o i governi democratici ma nessuno si sofferma invece sull’Africa vernacolare, animata da nuclei di resistenti, che innovano di continuo e creano nuove forme di socialità”. Quella di Toaudì è una provocazione o semplicemente una constatazione. “Pensate se l’Italia fosse descritta solo dalla trasmissione Porta a porta“, sottolinea l’esperto, “mentre c’è invece un popolo che ogni giorno vive, lotta, innova”. Touadì interviene negli spazi di Binario F, alla presentazione dell’edizione 2024 del rapporto ‘Africa mediata’, uno studio voluto dall’organizzazione Amref Health Africa e curato dall’Osservatorio di Pavia.

“SI RACCONTA GAZA, MENTRE SUL SUDAN IL SILENZIO E’ ASSORDANTE”

In Sudan, nella regione del Darfur, “c’è un genocidio in corso”; su queste violenze però c’è “silenzio assoluto”, nonostante la Striscia di Gaza, della quale giustamente si parla, disti appena 1.800 chilometri: lo ha detto oggi Jean Leonard Touadì, autore ed esperto di relazioni internazionali. L’occasione della sua riflessione è stata la presentazione del rapporto ‘Africa mediata’, voluto dall’organizzazione della società civile Amref e curato dall’Osservatorio di Pavia. Sul Sudan, Touadì denuncia una mancanza di attenzione. Secondo l’esperto, che cita dati sulla crisi umanitaria rilanciati dal World Food Programme (Wfp/Pam), “in questo Paese 18 milioni di persone rischiano la morte e nel Darfur è in atto un genocidio”. L’esperto continua: “Il Sudan dista solo 1800 chilometri da Gaza, che stiamo raccontando giustamente, mentre sul Sudan c’è un silenzio assoluto”. Il Darfur, nell’ovest del Paese, al confine con il Ciad, si sono intensificati gli scontri tra i reparti dell’esercito e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). L’allarme riguarda in questi giorni in particolare la città e i campi profughi sorti a El Fasher. In Sudan è in corso un conflitto civile dall’aprile 2023. Gaza è sotto il fuoco di Israele, a seguito delle incursioni dell’organizzazione palestinese Hamas, dall’ottobre scorso.

NATALE (RAI): ECCO PODCAST ANTI-STEREOTIPI SULL’AFRICA

Dieci episodi per smontare uno a uno gli stereotipi sull’Africa: è l’idea alla base di “L’elefante nella stanza”, nuovo podcast di Radio Rai costruito con dialoghi tra Jean Leonard Toaudì ed Enrico Giovannini. Della produzione e dei due autori ed esperti parla Roberto Natale, direttore Rai per la sostenibilità. “Si affrontano temi come il cambiamento climatico, le migrazioni, la cooperazione, lo sport o la moda” sottolinea il giornalista. “Il podcast è un bell’esempio di collaborazione tra il servizio pubblico e la società civile, con il dialogo con Amref e Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile“. Natale interviene alla presentazione del rapporto ‘Africa mediata’, curato dall’Osservatorio di Pavia. Gli episodi di ‘L’elefante nella stanza’ sono aperti dal comico Nathan Kiboba, che racconta un clichè in modo ironico e politicamente scorretto, affrontando temi trasversali e interconnessi, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

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