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Lacrime di gioia

Primo PianoLacrime di gioia

All’Allianz Stadium di Torino, nella calda serata di ieri, è andata in scena l’epica conclusione del trionfante cammino del Napoli nella Seria A 2022-2023. Sotto la pioggia battente ed epica del capoluogo piemontese, Napoli e Juventus si sono sfidate in una partita maschia, confusa, equilibrata. I partenopei controllando il fulcro del gioco, i bianconeri difendendosi ad oltranza e provando ad approfittare delle ripartenze. Spalletti per chiudere il campionato e sfiorare il Tricolore con le dita, Allegri per un posto tra le prime quattro.

L’incontro, borioso e soporifero fino al minuto ottantatré, si infiamma quando viene annullato, correttamente, un gol ad Angel Di Maria, per un fallo precedente di Milik su Lobotka, agli albori dell’azione. Le due compagini, eterne rivali, si attaccano ora senza più timori. Anche le panchine entrano all’interno del match, come in un duello rusticano. La Juve ci riprova, sfruttando una baraonda quasi mistica sul terreno di gioco. Il neoentrato Vlahovic segna, dopo, però, che il pallone è abbondantemente uscito dal campo. Il Napoli non si arrende.

Zielinski, entrato meravigliosamente in campo, danza sulla fascia in pieno recupero, salta due avversari con l’eleganza di un ballerino del Bolshoi Ballet e, dopo uno scambio con il suo numero 9, serve proprio il bomber Victor Osimhen, spalancandogli l’aria di rigore bianconera. Victor sbaglia il controllo e la partita, ad una manciata di secondi dalla fine, pare essersi conclusa. Ma, l’azione continua. Zielinski ora è dall’altro lato, danza ancora sul pallone, raffinato ed etereo. Dribbla, regale, Locatelli e serve un libero Elmas. Il diamante macedone, dai piedi delicati, crossa alla perfezione. Il pallone arriva sul sinistro di Giacomo Raspadori, detto Jack, lasciato colpevolmente solo da un Cuadrado, buffo e grottesco, disteso al suolo e intento a chiedere a gran voce un rigore per un inesistente contatto con Jesus, dopo un tuffo olimpionico.

L’attaccante della nazionale italiana, protagonista di una stagione sfortunata e sottotono, non si lascia sfuggire l’occasione per entrare nei libri di storia. Colpisce al volo, tremendamente bene. Trafigge Szczesny e manda in visibilio i tifosi azzurri, nello stupore di uno Stadium attonito e tra le urla di un Allegri inferocito. Cinque, lunghissimi, anni dopo l’illusorio gol di Koulibaly, nello stesso straniero teatro, il Napoli, questa volta senza possibilità di appello, va in paradiso e si appresta ad alzare, trentatré anni dopo, l’agognato Scudetto.

L’incontenibile gioia di tutta Napoli è raffigurata in un’immagine iconica ed emblematica: lo svenimento estatico di Piotr Zielinski, l’unico reduce in campo della triste campagna Sarrista. Piotr si stende al suolo, come un bambino in un prato. Saggia l’erba con le mani, come se non ci credesse. Non si comprende se il freddo volto di marmo è in lacrime, perché la pioggia non smette di battere. Ma un sorriso, simile ad un ghigno malinconico, gli taglia il viso, sprigionando con compostezza un’infinita gioia, non solo sua. La gioia di tutta una Città.

Ciro Cuccurullo

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