Il percorso che porta al regno dei tossicodipendenti
Concepite per collegare Montesanto con il Corso Vittorio Emanuele, sembrano ora invece un portale che conduce nel mondo della tossicodipendenza. Un mondo lastricato di aghi, sangue, lacci emostatici e disperazione.
Erano uno dei più antichi e suggestivi percorsi pedonali di Napoli ma da diversi anni le scale monumentali di Montesanto, realizzate in pietra lavica per volontà di Gaetano Filangieri, sono diventate una sorta di deposito di ogni genere di rifiuti. Ma tra un cartone di vino esausto e bottigline di plastiche, fanno capolino una miriade di siringhe utilizzato per l’iniezione di eroina.
Un cittadino, attraverso un filmato, ha documentato il degrado della scalinata, ora covo di tossici e disperati.
Un sentimento, quello di disperazione, che dovrebbe circolare nelle vene – come l’eroina in quelle dei tossici – in tutti coloro che hanno a cuore le sorti della città e dei suoi monumenti.
Si pensi che la Scala Monumentale di Montesanto è una scalinata a balze in pietra lavica che collega il Corso Vittorio Emanuele con il popolare quartiere di Montesanto. La Scala, percorso pedonale e turistico, si riallaccia idealmente con la Pedamentina di San Martino e sfocia nel caratteristico rione della Pignasecca. La Scala fu realizzata nel 1869 per volontà di Gaetano Filangieri, principe di Satriano, è suddivisa in due parti: la prima consiste in spaziosi gradoni, la seconda è caratterizzata da una ripida scalinata a doppia rampa; è pavimentata in pietra lavica mentre i muri e i parapetti sono a struttura portante in tufo, sono in parte intonacati e in parte a faccia vista, con bauletto in pietra lavica. Il sistema d’illuminazione è su pali in ghisa.
Vederla utilizzata ora come un luogo in cui drogarsi – come i bagni di una qualsiasi stazione – è come far portare via dallo sciacquone una parte della storia e dello splendore di Napoli.
Fabio De Rienzo