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La cooperazione italiana nell’”era” Piano Mattei: nuove sedi in Costa d’Avorio e in Uganda

MondoLa cooperazione italiana nell’”era” Piano Mattei: nuove sedi in Costa d’Avorio e in Uganda

ROMA – “Dieci anni fa le parole business e cooperazione sarebbero sembrate un ossimoro pazzesco”, sorride Marco Riccardo Rusconi, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Siamo a Fiera Roma, nel Padiglione 8: è cominciata Codeway Expo. Si stringono mani, a pochi metri da una bandiera del Burkina Faso e dall’installazione ‘Uncompleted flag’, materiali riciclati per abbracciare tutte le nazioni del mondo. A incontrarsi sono rappresentanti delle istituzioni, animatori di organizzazioni della società civile e anche, forse soprattutto, manager e imprenditori. “Dieci anni fa i nobilissimi attori della cooperazione allo sviluppo e i nobilissimi attori del settore privato si sarebbero guardati in cagnesco”, sottolinea Rusconi. Il suo è uno sguardo sul presente e sul futuro. A una condizione, che è allo stesso tempo riferimento ideale e impegno quotidiano: mai distogliere lo sguardo dall’Agenda 2030 e dai suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.

IL PATRIMONIO PUBBLICO E IL RUOLO DEI PRIVATI

“C’è un patrimonio della cooperazione che è pubblico”, dice il direttore, menzionando Aics, la Farnesina oppure Cassa depositi e prestiti (Cdp). “C’è però un asset dei quali resta il bisogno: l’innovazione e la creatività, qualcosa che le aziende possono portare, offrendo contributo decisivo che diventa fattore di sviluppo”. Si parla anche di specificità ed eccellenze nazionali. “L’agenzia tedesca della cooperazione è dieci volte più grande di Aics”, riferisce Rusconi, “ma ci ha chiesto di andare insieme in alcuni territori perché ci sono Paesi che assomigliano all’Italia e ai quali l’Italia assomiglia”. Il motivo? La risposta è un’altra domanda, questa volta però retorica. “Secondo voi”, chiede il direttore, “un Paese che si sta sviluppando avrà come modello un Paese che ha grandi conglomerati industriali o un altro che invece ha cinque o sei milioni di imprese come l’Italia?”

Uno degli esempi è l’Etiopia, colosso del Corno d’Africa, emergente anche sul piano demografico. “In questo Paese ci sono milioni di aziende familiari che lavorano nel comparto del caffè”, sottolinea Rusconi. “Sono somiglianze come queste che aiutano l’Italia a proporsi come modello”. In primo piano, nei panel di Codeway Expo, organizzati da Fiera Roma insieme con Internationalia, c’è la condivisione delle competenze. “Accade che oggi l’Africa importi scarpe e allora è chiaro che c’è bisogno di rafforzare quel settore”, dice Rusconi: “L’Italia ha molto da offrire e penso anche ad altre esigenze, magari agli ingegneri dell’idrogeno verde, così necessari per via delle scelte strategiche che gli stessi Paesi dell’Africa stanno compiendo: nel settembre scorso, il presidente keniano William Ruto ha sottolineato che il suo Paese vuole essere un motore della green economy mondiale”.

GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE

Il sistema della cooperazione italiana mette a disposizione più strumenti. “Penso ai bandi rivolti agli enti territoriali, che non escludono le imprese ma chiamano al partenariato, perché ognuno faccia ciò che sa fare”, sottolinea Rusconi. “Esiste poi un bando profit, pensato per il mondo delle imprese private: il meccanismo prevede che se presenti un progetto di business che ha una logica di cooperazione perché include un trasferimento di competenze, riconosce la dignità del lavoro e ha altri prerequisiti, per ogni euro che metti noi ne mettiamo un altro”.

CON LA BANCA AFRICANA DI SVILUPPO

Una formula, questa, che potrebbe essere replicata e diffusa. Lo conferma la notizia che entro un anno in Africa dovrebbero essere inaugurate due nuove sedi di Aics. “Stiamo aprendo in Costa d’Avorio, dove ha base la Banca africana di sviluppo“, annuncia Rusconi, “e presto apriremo anche a Kampala, in Uganda”. Ad accompagnare Codeway, in corso fino a venerdì, è intanto una citazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Disse che la cooperazione è un patrimonio collettivo della comunità nazionale”, ricorda Rusconi, “perché in ciascuno dei suoi attori c’è una componente che spinge verso la cooperazione”. Istituzioni, società civile, imprese socialmente responsabili: a Fiera Roma, questa la promessa, si vuole chiudere un cerchio.

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