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Disegni, sculture, sessualità e saggezza: Jan Fabre da Gaburro

AttualitàDisegni, sculture, sessualità e saggezza: Jan Fabre da Gaburro

A Milano la mostra “La saggezza del Belgio”

Milano, 12 dic. (askanews) – Una trentina di disegni di piccolo formato e una decina di sculture, per la prima volta esposte in Italia: la Galleria Gaburro di Milano ospita una mostra dedicata a Jan Fabre, intitolata “La saggezza del Belgio”, nella quale l’artista si interroga sull’identità belga, su sessualità e sensualità, passate al vaglio visivo del surrealismo, elemento che contraddistingue la sua opera, ma anche moltissima dell’arte belga.

“È una mostra con molta ironia – ha detto ad askanews il curatore, Giacinto Di Pietrantonio – legata al carnevale, che è un periodo di abbondanza, di rinascita, un periodo nel quale termina la Quaresima e il mondo torna a vivere con questa festa folklorica, dove la saggezza, parola che in italiano secondo Fabre ha ancora più forza, affonda le sue radici nel folklore in generale e in questo caso nel folklore belga”.

Immagini tratte dalla cultura popolare, riferimenti sessuali diretti, ma anche una riflessione sull’orrore del colonialismo: il lavoro, anche se in questo caso più carnascialesco, di Fabre è sempre denso di rimandi e di consapevolezza. Che hanno l’obiettivo di realizzare una sorta di sovversione dei linguaggi, in grado di svelare la costante complessità e profondità di ogni cosa. Ma senza perdere la leggerezza.

“Questi disegni – ha aggiunto il gallerista Giorgio Gaburro – sono entusiasmanti perché è un ricordo d’infanzia: sono cartoline degli anni Sessanta sulle quali Fabre è intervenuto ironicamente costruendo questa quadri, nei quali ha cancellato la scritta ‘Il buon cioccolato del Belgio’ e l’ha sostituita con ‘Il buon artista del Belgio'”.

L’arte, secondo Fabre, dovrebbe connettere piuttosto che dividere, ma anche su questo terreno si muove senza fare sconti. Il che però non significa, e la mostra ovviamente ne è una lampante testimonianza, che debba essere un’arte seriosa, anzi, è proprio nel caos del carnevale che, come accadeva con James Ensor, affiorano le verità più scomode.

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