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Covid e ricerca scientifica: cresce interesse ma anche disinformazione

AttualitàCovid e ricerca scientifica: cresce interesse ma anche disinformazione

La fotografia scattata dal Rapporto Economist Impact e Elsevier

Milano, 17 nov. (askanews) – Quasi due terzi dei ricercatori scientifici (63%) ritiene che la pandemia abbia aumentato l’attenzione pubblica sulla ricerca, ma solo il 38% pensa che una migliore comprensione della ricerca sia dovuta dalla pandemia. È quanto emerge dal rapporto “Confidence in research: researchers in the spotlight” (Fiducia nella ricerca: i ricercatori sotto i riflettori) condotto da Economist Impact e supportato da Elsevier, leader mondiale nell’editoria scientifica e nell’analisi delle informazioni, su oltre 3 mila tra scienziati, studiosi e ricercatori. Lo scopo dell’analisi è comprendere come la pandemia abbia influenzato la pratica di intraprendere e comunicare la ricerca, a fronte di un maggiore controllo pubblico. Lo studio, inoltre, include le raccomandazioni di un gruppo di esperti mondiali composto da ricercatori, leader accademici, organizzazioni scientifiche e responsabili politici.

Secondo l’indagine, per il 74% dei ricercatori intervistati, la pubblicazione su una rivista autorevole (peer-reviewed) rappresenta il più importante indicatore di affidabilità. Inoltre, più della metà dei ricercatori (52%) ritiene che la pandemia abbia aumentato l’importanza di pubblicare le ricerche in anticipo, e molti – in particolare le ricercatrici donne, i ricercatori a inizio carriera e quelli dei Paesi del Sud globale – ritengono che la pandemia abbia ampliato le disuguaglianze nei finanziamenti nel campo della ricerca e nell’accesso ad essi.

Più della metà degli intervistati ha espresso preoccupazione per le sfide legate all’eccessiva semplificazione (52%) e alla politicizzazione della ricerca (56%) e questo a causa dell’aumento dell’attenzione pubblica e dei social media sulla ricerca e sul processo di ricerca. Di conseguenza, molti affermano di non avere fiducia nella propria capacità di comunicare i risultati al pubblico in questo nuovo ambiente. In aggiunta, meno di un ricercatore su cinque (18%) che ha partecipato allo studio si sente molto sicuro nel comunicare i propri risultati sui social media. Ciò avviene in un contesto in cui quasi un terzo (32%) degli intervistati ha subito o conosce un collega che ha subito abusi dopo aver pubblicato una ricerca online.

La metà dei ricercatori intervistati (51%) afferma di sentire la responsabilità di impegnarsi nel dibattito online e oltre due terzi (69%) ritiene che la pandemia abbia aumentato l’importanza di separare la ricerca di qualità dalla disinformazione. In effetti, negli ultimi anni la disinformazione è diventata una preoccupazione tale a livello globale che oggi quasi un quarto degli accademici (23%) considera il contrasto pubblico di tale fenomeno come uno dei propri doveri sociali, prima della pandemia era di questa opinione il 16% dei ricercatori.

“La pandemia ha dimostrato quanto sia importante la ricerca di qualità per affrontare le sfide globali e accelerare il progresso della società – ha commentato Laura Hassink, Direttore Generale delle riviste scientifiche, tecniche e mediche di Elsevier -. La scienza sta progredendo a un ritmo straordinario, ma questo ha comportato nuove pressioni per i ricercatori, come affrontare la disinformazione dannosa, gestire il controllo pubblico e comunicare il proprio lavoro con sicurezza. Il rapporto dell’Economist Impact può essere un utile stimolo per tutti gli attori della ricerca che si riuniscono per trasformare le raccomandazioni in azioni. Noi di Elsevier siamo impegnati a sostenere la comunità della ricerca nell’affrontare queste sfide e ringraziamo i nostri partner esperti e le migliaia di leader accademici, scienziati e ricercatori che hanno prestato le loro preziose prospettive a questa importante collaborazione”.

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