Accordo con 5 società di gestione sale marino in tutta Italia
Roma, 27 set. (askanews) – Riconoscere la salicoltura come attività agricola, valorizzando questa antica attività attraverso un coordinamento tra gli imprenditori agricoli e i produttori di sale marino italiano e sensibilizzando gli addetti ai lavori e i rappresentanti delle istituzioni e del governo sulle peculiarità che rendono l’attività di “coltivazione” e produzione del sale marino perfettamente integrata con quella agricola. E’ l’obiettivo del progetto sulle saline elaborato da Confagricoltura e presentato oggi a Palazzo della Valle, a Roma, dove è stato formalizzata una collaborazione tra Confagri e cinque società di gestione delle Saline di mare italiane.
L’Italia ha prodotto nel 2022 4,2 milioni di tonnellate di sale, 1,2 milioni delle quali sono di sale marino: poco meno del 30% della produzione totale. E ha importato nel 2022 oltre 714.000 tonnellate di sale tra sale marino e salgemma.
Le società che hanno aderito al progetto sono Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), è il maggior produttore di sale marino italiano. Le Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione. Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, circa 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia.
E ancora, il Parco della Salina di Cervia: oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano Infine, Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno. Ai soggetti firmatari si aggiungono, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara.
Confagricoltura e le associazioni firmatarie dell’accordo chiedono che la coltivazione del sale marino sia riconosciuta attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale. In Francia, ad esempio, già dal 2019 la Francia la “saliculture” è riconosciuta attività agricola nazionale attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima.
In Sicilia, inoltre, il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.
L’intesa prevede quindi la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni. Il progetto culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.
La produzione mondiale di sale da cucina (inteso come la somma di sale marino e salgemma di provenienza mineraria) vedeva nel 2019 al primo posto la Cina con 59 milioni di tonnellate, seguita da Stati Uniti con 42 milioni e India con 29 milioni. In questa classifica l’Italia si attesta al terzultimo posto, con 4,2 milioni di tonnellate, 1,2 milioni delle quali sono di sale marino: poco meno del 30% della produzione totale. In Europa, tra i principali paesi produttori di sale marino ci sono anche Francia, Spagna e Grecia.
L’Italia, considerando gli scambi commerciali, nel 2022 ha importato complessivamente 714.153.636 milioni di chili di sale, con un saldo negativo di 249.005.417 milioni di chili. In valore, nel 2022 l’Italia ha importato sale per 72.244.249 milioni di euro e ne ha esportato per un totale di 45.561.850 milioni (con un saldo negativo di 26.682.399 milioni).
Il principale paese da cui l’Italia importa sale marino è la Tunisia (per un valore in euro di 14.355.564 milioni), seguita da Francia (3.998.466 milioni) ed Egitto (2.012.511 milioni), mentre per quanto riguarda il salgemma, i principali paesi importatori sono Austria (23.298.766 milioni) e Germania (14.842.566 milioni). La principale destinazione del nostro export di sale, invece, sono gli Stati Uniti, dove il sale italiano vale 11.192.989 milioni di euro.
Il sale, oltre che per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità, quali prosciutti e formaggi.