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“Come dr Jekyll e mister Hyde”, parla la mamma avvelenata dal figlio

Dall'Italia e dal Mondo“Come dr Jekyll e mister Hyde”, parla la mamma avvelenata dal figlio

(Adnkronos) – “Mi fa male perché lui era quello che vedete lì, un ragazzo meraviglioso”. Lo ha detto questa mattina, a Storie Italiane su Rai1, Monica Marchioni, sopravvissuta al tentativo di avvelenamento da parte del figlio che purtroppo è costato la vita al marito. La donna ha commentato le immagini esclusive che ritraevano lei e il figlio in un momento felice nel giorno delle nozze con il secondo marito: “Era dolce, era quello che stava vicino agli amici, portava la spesa alla vicina, si preoccupava del nonno. È come se si fosse trasformato in dottor Jekyll e mister Hyde”. “Eravamo una bellissima famiglia”, ha proseguito, “non so darmi una spiegazione. Probabilmente, parlando con dei ‘tecnici’ potrebbe aver sviluppato una malattia, ma questo è un mio pensiero. Era diventato senza empatia, fino ad arrivare a quegli occhi che quella sera io non riconoscevo”.  

La donna ha quindi ricostruito i drammatici momenti di quella notte e ha sottolineato: “Non era depresso e non aveva problemi di droga. Lui voleva la nostra eredità. Noi non eravamo milionari ma avevamo dei beni. E lui voleva ereditare quelli. Mi capitò di commentare con lui la notizia del delitto di Bolzano ad opera di Benno, ma lui non disse nulla. Io da quella volta, non so perché, cominciai a chiudere a chiave la porta della camera da letto quando andavo a dormire, tanto che mio marito mi prendeva in giro. Poi, per il suo diciottesimo compleanno gli regalammo un orologio di marca, valeva circa 1200 euro ma lui mi chiese se potevamo cambiarlo con un bracciale di diamanti perché non era della marca che voleva. Lui era questo. Voleva molto di più. Lui ha premeditato da mesi di avvelenarci. Non è vero che voleva suicidarsi e non ha mai tentato il suicidio. Aveva accettato di farsi seguire da uno psichiatra perché era ipocondriaco, ma ci è andato tre o quattro volte. Ma non c’è mai andato per problemi mentali. Lui del suicidio ne parlava solo con noi, non con lo psichiatra né con gli amici. Lui ci provava e ci sfiniva mentalmente”, ha raccontato. 

“Io spero sempre che lui dica la verità, finora non c’è stato nessun tentativo di avvicinamento o di scuse da parte sua, neppure tramite l’avvocato. Io non gli ho più parlato, non ho neanche voluto e non sono ancora in grado. Perché dopo quella notte, non solo ha tentato di uccidermi, ma mi è stato fatto qualcosa di quasi peggio: per un anno mi sono sentita incolpare di essere un’assassina, mentre io sono una vittima”, ha detto amareggiata la donna. “Il padre lo ha sempre accompagnato in tribunale durante tutto il processo in primo grado, ma quando lui ha confessato in secondo grado, in appello, era solo. Devo dire una cosa che sembra un controsenso ma sono sempre sua madre, purtroppo”, ha concluso Monica” dentro al mio cuore è mio figlio. Io non c’ero ma ho visto nei telegiornali e ho saputo dal mio avvocato che era solo e per me è stato un dolore enorme, mi ha fatto quasi tenerezza, è assurdo ma è così”. 

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