Cantalamessa (Lega): “La doppia tassazione è iniqua”
Tondo (Noi con l’Italia): “Garantire una pensione dignitosa agli autonomi”
Di Sarno (Insieme per il Futuro): “Tenere conto del cambiamento delle professioni”
Musella (Forza Italia): “Migliorare il controllo pubblico per evitare cattiva gestione”
“L’Italia è un Paese che fa le cose a metà. È stato così anche per la privatizzazione delle Casse di Previdenza. È un lavoro fino a quando non si fa il primo passo, poi tutto si ferma. Concordo con l’analisi del prof. Sabino Cassese: occorre superare tutte le contraddizioni che impediscono agli Enti Previdenziali Professionali di essere pienamente autonomi. Gli effetti di questa situazione, compresa la doppia imposizione estremamente ingiusta, è sotto gli occhi di tutti. Oggi gli Enti Previdenziali privatizzati sono trattati da un lato come fondi pensione e dall’altro come Enti Pubblici”.
Queste le parole di Gianluca Cantalamessa (parlamentare della Lega in Commissione Finanze a Montecitorio) nel corso del webinar “Dalla doppia tassazione ai limiti agli investimenti: l’autonomia della previdenza privatizzata è in pericolo?” promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei Ragionieri e degli Esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.
“Sono necessari nuovi strumenti finanziari per consentire alle Casse di Previdenza di offrire maggiori tutele ai propri iscritti e occorre ampliare la platea dei soggetti che possono aderire ad un fondo pensione per rispondere ai grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nel mondo delle professioni. Cantalamessa ha concluso – si può anche pensare di individuare forme che offrano un maggiore controllo sugli esiti senza perdere la loro natura privata, con lo scopo primario di tutelare il futuro dei nostri iscritti”.
Anche Renzo Tondo (deputato di Noi con l’Italia nella Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli Enti previdenziali), si è soffermato sulle riflessioni dell’ex giudice della Corte Costituzionale: “Sono assolutamente d’accordo con lei sul fatto che il ruolo privato svolto dagli Enti Previdenziali non debba essere toccato. Come lavoratore autonomo, conosco l’importanza e la necessità di immaginare e pensare che ogni lavoratore autonomo debba essere messo nelle migliori condizioni per poter costruire il proprio futuro accumulando risorse che possano garantire una pensione dignitosa dopo anni di lavoro.
Le risorse a disposizione delle Casse non sono debito pubblico o sussidi statali, ma a carico dei lavoratori che versano parte del loro patrimonio nel sistema previdenziale privato. Ritengo che l’intero sistema debba essere rivisto, vista la situazione attuale in cui molti iscritti non riescono nemmeno a sopravvivere con questo sistema. Da un lato, non dobbiamo toccare la privatizzazione della Cassa, ma dall’altro dobbiamo essere in grado di adottare nuovi strumenti più adatti alle loro esigenze”.
Anche Gianfranco Di Sarno (parlamentare di ‘Insieme per il futuro’ nella Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli Enti previdenziali), ha commentato il tema della autonomia delle Casse: “Condivido le riflessioni del professor Cassese. Tuttavia, credo che sarebbe un errore molto grave chiudere gli occhi di fronte alla gestione poco virtuosa di alcune Casse di Previdenza. Si pensi, ad esempio, a quello che è successo al Fondo Enasarco e alla grave crisi che è derivata dalla sua gestione.
Ancora oggi la sua situazione è molto precaria, la sua bilancia dei pagamenti è altrettanto precaria, e nulla, se non l’intervento pubblico, può rimediare agli errori del passato. L’autonomia delle Casse deve anche tenere conto dei cambiamenti del mercato libero professionale. Occorre prestare maggiore attenzione in termini di proposte previdenziali, soprattutto per i più giovani iscritti al sindacato che devono costruire il loro futuro a partire da questo momento di estrema difficoltà”.
Graziano Musella (deputato di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati) ha dichiarato: “Dobbiamo credere sempre di più nella libertà d’impresa e Forza Italia lo fa da sempre con coerenza e forte determinazione. Cerchiamo di dare un sostegno concreto alle libere professioni e agli imprenditori, come previsto dal Decreto Ristori. Per quanto riguarda il tema dell’autonomia delle Casse, è importante definire un sistema di controllo per evitare la creazione di nuove Istituzioni caratterizzate da una cattiva gestione delle Casse.
Questo sarebbe innanzitutto un elemento di garanzia per i membri. Questo è l’unico modo per dare certezza sul futuro a chi paga premi onerosi. Una gestione inadeguata ha causato, in alcuni casi, gravi problemi ai professionisti. Siamo di fronte all’importante sfida del corretto utilizzo dei fondi del PNRR e ciò che deve guidare questo difficile processo è l’abrogazione e la semplificazione dei numerosi emendamenti di legge approvati”.
La prospettiva dei professionisti è stata illustrata da Angela Perrone (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma): “Condividiamo l’affermazione di Sabino Cassese secondo cui la questione dell’autonomia delle Casse di Previdenza avrebbe dovuto essere sostenuta e non ridimensionata da tutti gli interventi legislativi degli ultimi 30 anni.
I due motivi principali del declassamento delle Casse di Previdenza sono stati due: la legge ha dato loro una natura privata, pur considerandoli organizzazioni di diritto pubblico, e li ha assimilati alla Pubblica Amministrazione applicando loro le regole e le procedure dell’evidenza pubblica. Occorre ripristinare la loro autonomia per consentire loro di svolgere la propria missione”.
Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr) ha aggiunto: “Il rapporto tra gli Enti Previdenziali privatizzati e gli organi statali che dovrebbero vigilare su di essi ha subito negli ultimi anni un’involuzione che è stata giudicata da autorevoli studiosi particolarmente pericolosa. Si tratta di un cambiamento normativo che ha portato gli Enti Previdenziali ad essere sempre più assimilati alle Istituzioni pubbliche. Credo che ciò richieda l’attenzione e la vigilanza di tutti noi.
Gli Enti Previdenziali privatizzati dicono no ai tentativi di assimilazione alla normativa della Pubbblica Amministrazione. Questo ‘No’ deve essere decisivo, non in difesa di quello che viene chiamato il patrimonio degli Enti Previdenziali privatizzati, ma in difesa della loro autonomia. Abbiamo l’obbligo di mantenere l’equilibrio, che abbiamo 30 o 50 anni. E la previdenza sociale pubblica non ha questo obbligo”.
Michele Santomauro