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Boeri: in Triennale una vera scuola sull’ignoto e il futuro

AttualitàBoeri: in Triennale una vera scuola sull'ignoto e il futuro

Il presidente commenta la chiusura della 23esima esposizione

Milano, 10 gen. (askanews) – La 23esima Triennale internazionale, “Unknown Unknowns”, dedicata a ciò che non sappiamo di non sapere, si è chiusa a Milano l’8 gennaio e ha fatto registrare numeri importanti: dalla metà di luglio i visitatori dell’esposizione sono stati oltre 330mila, in significativo aumento rispetto all’edizione precedente, datata 2019, che si era assestata intorno a 281mila.

“Siamo molto contenti – ha detto ad askanews il presidente di Triennale Milano, Stefano Boeri – non solo perché il numero dei visitatori è stato più alto del previsto, ma perché si è capito il messaggio e cioè che Triennale voleva aprire una riflessione sull’incertezza e la difficoltà oggi di interpretare il futuro. L’abbiamo fatto con artisti, scienziati e studiosi di discipline molto diverse, chiamando Paesi anche lontani dal nostro, facendo diventare la Triennale una vera scuola pubblica sull’ignoto e sul futuro”.

L’aspetto più interessante del progetto è stato proprio l’indagine ai confini della conoscenza, il muoversi, con diverse mostre e padiglioni nazionali, sul limitare dell’incertezza, andando a caccia di nuove domande invece che di più o meno facili risposte. “Oggi il problema non è solo avere l’ansia di dare risposte – ha aggiunto l’architetto – ma cercare di costruire bene le domande e le domande sono quelle sul futuro della nostra specie in un momento nel quale il cambiamento climatico sta mettendo a rischio la sopravvivenza”.

E poi la guerra, le crisi finanziarie ed energetiche, un mondo sempre più difficile da decifrare. Su questi temi la Triennale vuole continuare a impegnarsi. “Andremo avanti a discutere di questo – ha concluso Boeri – stiamo già preparando la Triennale del 2025, che sarà una terza tappa in questo viaggio verso l’ignoto, che però facciamo con le spalle larghe di sapere che intorno a noi ci sono pensatori, studiosi e progettisti di tutto il mondo”.

Perché il mistero è sempre più vasto delle conoscenze acquisite, ed esplorarlo è forse l’unico modo per provare a capire un po’ di più l’universo, ma soprattutto noi stessi.

(Leonardo Merlini)

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