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Approvato il bilancio 2021 della Cnpr con un utile di 183,7 mln

EconomiaApprovato il bilancio 2021 della Cnpr con un utile di 183,7 mln

L’ok dall’assemblea dei delegati della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca

L’Assemblea dei delegati della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, ha approvato con la maggioranza dei voti favorevoli, il bilancio d’esercizio dell’anno 2021, che ha registrato un utile prima degli accantonamenti e delle rettifiche di valore pari a 183,7 mln di euro (utile netto 117,8 mln di euro).

I risultati finali rispetto al bilancio preventivo a novembre 2021 sono stati influenzati da una minore rettifica dei titoli iscritti nell’attivo circolante, che ha comportato una diminuzione delle rettifiche di valore da 20 mln di euro a 11,8 mln di euro rispetto alle previsioni del bilancio preventivo, nonché da un buon risultato di gestione delle attività in titoli grazie all’andamento positivo dei mercati finanziari.

L’andamento del mercato mobiliare nel secondo semestre del 2021 è stato migliore del previsto e ha permesso di ridurre l’aggiustamento delle attività in gestione dovuto al mandato, che al momento di assestamento del bilancio era previsto in circa 20 mln di euro. Il rendimento totale attività in gestione esercizio 2021 è stato del 5,41%, con un contributo dell’asset management all’utile del 4,48%.

Le voci che hanno portato alla registrazione di un utile totale di 183,7 mln di euro sono ascrivibili alle rettifiche dei crediti verso iscritti e conduttori di immobili che assommano a circa 54,1 mln di euro (circa 32,3 mln di euro in più rispetto al 2020 a causa dell’accertamento di penali determinate in base alle nuove norme), 5 mln di euro a fronte di svalutazioni ritenute permanenti ma mitigate da una rivalutazione delle partecipazioni a lungo termine iscritte nell’attivo corrente per 6,4 mln di euro, da un accantonamento per rischi e oneri di 0,9 mln di euro e da una rettifica di valore contabile di 11,8 mln di euro su titoli iscritti nell’attivo corrente.

Il Fondo ha registrato un totale di 27.839 iscritti attivi e pensionati (28.198 alla fine del 2020), un dato inferiore alle entrate contributive preventivate di 28.360 per il 2021. Tuttavia, l’effettiva diminuzione degli iscritti non si è tradotta in una diminuzione del valore stimato dei contributi, che ammontava a 327,9 mln di euro alla fine del 2021 (317,9 mln di euro nel 2020).

Le prestazioni pensionistiche dirette e indirette ammontano a 10.535 euro (10.096 euro nel 2020, con un aumento di 439 euro tra dirette e indirette, pari al 4,35%) rispetto all’importo previsto di 10.292 euro. Questo aumento è fortemente influenzato dalle 227 pensioni dirette di vecchiaia e dalle 182 pensioni cumulate (152 pensioni di vecchiaia e 30 pensioni anticipate) che verranno erogate nel 2021.

Nonostante, il lieve decremento delle prestazioni (-0,90% rispetto alle previsioni di bilancio), la spesa per le pensioni è stata di 239,9 mln di euro, superiore alle previsioni di bilancio di 242,08 mln di euro. Le entrate contributive accertate sono state pari a 327,9 mln di euro (comprese le penali e gli interessi di mora) contro una previsione di bilancio di 312,1 mln di euro.

Le attività di investimento sono aumentate di 2,5 mln di euro 2.272,1 mln di euro contro una valutazione di mercato di 2.395,7 mln di euro. Il rendimento finanziario della gestione patrimoniale in titoli è stato del 10,28%, superiore al risultato del 2021 per l’asset allocation strategica (9,41%).

Dall’assegnazione del mandato ai gestori selezionati nella gara d’appalto europea, il rendimento dal 25 giugno 2015 al 31 dicembre 2021 è stato superiore del 38,59% rispetto al rendimento del benchmark AAS (+44,28% dall’inizio del mandato).

La performance dei mercati finanziari nel 2021 è stata caratterizzata da una continua crescita dei mercati azionari nei primi tre trimestri, trainata dalle elevate aspettative di ripresa economica a seguito del rallentamento delle misure sanitarie di contenimento del contagio da Sars-Cov-2.

Le preoccupazioni per l’aumento dell’inflazione si sono amplificate nell’ultimo trimestre del 2021, quando la Fed ha intrapreso operazioni monetarie restrittive volte a contenere l’aumento dei prezzi e a proteggere i due anni di ripresa post-pandemia, aumentando i tassi di interesse per la prima volta nel marzo 2022.

Tuttavia, gli scontri bellici scoppiati in Europa in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno provocato ulteriori disordini tra gli investitori e i mercati azionari sono scesi bruscamente nel primo trimestre, con i titoli in crescita particolarmente colpiti, grazie alle sanzioni economiche imposte alla Russia dai Paesi occidentali, che non hanno contribuito a un rallentamento dell’inflazione, ma anzi ne hanno determinato un aumento. Gli spread sui titoli di Stato emessi dalla Germania si sono ampliati in modo significativo rispetto a quelli emessi dai Paesi vicini dell’Europa meridionale, tra cui l’Italia.

Questi eventi hanno avuto ripercussioni anche sulle attività in gestione della Banca. Infatti, dall’inizio del 2022 all’inizio di aprile, la gestione patrimoniale ha registrato un rendimento finanziario negativo del 4,13%, a fronte di un rendimento del 4,10% per il portafoglio di riferimento.

Si spera che il conflitto bellico trovi una soluzione diplomatica, che l’Europa possa riprendere la sua traiettoria di crescita economica e combattere l’inflazione derivante dall’eccesso di domanda di fonti energetiche e che la volatilità dei mercati finanziari diminuisca.

Michele Santomauro

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