ROMA – Amilcar Cabral, la lotta e la visione, per il presente e soprattutto il futuro. Con i diritti umani, l’indipendenza e, di più, la felicità dei popoli come orizzonte. Temi al centro di un incontro ospitato dall’università Luiss Guido Carli, a Roma, nel cinquantesimo anniversario dell’assassinio politico e intellettuale guineano e panafricanista. A introdurre gli interventi Jorge José de Figueiredo Goncalves, ambasciatore di Capo Verde, Paese dove Cabral visse sette anni da ragazzo e del quale erano originari entrambi i genitori. Il politico, scrittore, diplomatico e poi guerrigliero contro il regime coloniale portoghese fu ucciso il 20 gennaio 1973 a Conakry, all’epoca nuova capitale dell’ex Guinea francese.
Alla Luiss non si è discusso però solo di storia ma di incontri tra i popoli, anche attraverso l’istruzione, gli studenti e le università. E del sacrificio di Cabral, padre delle indipendenze di Guinea Bissau e Capo Verde, riconosciute infine nel 1974 e nel 1975, hanno parlato con l’agenzia Dire gli animatori dell’incontro. Come Jerusa Barros, cantante di origine capoverdiana e palermitana di adozione, o l’artista e performer Jorge Canifa Alves, pure italiano di origine capoverdiana. “Cabral è tra i grandi leader africani che si sono battuti per la libertà dei popoli”, hanno sottolineato: “Gli siamo grati, come lo siamo a Nelson Mandela o a Thomas Sankara”.
AFRICA. FILOMENO LOPES (FILOSOFO): LOTTI PER FUTURO E FELICITÀ
La lotta come progetto di futuro, che si misura con una domanda: “Oggi quanto siamo disposti a fare per le generazioni che verranno dopo di noi?” È una riflessione sull’eredità di Amilcar Cabral proposta da Filomeno Lopes, giornalista e filosofo, durante l’incontro alla Luiss. “’Vogliamo che il mondo ci giudichi sulla nostra capacità di fare tre cose’, disse Cabral: ‘Pace, progresso e felicità dei popoli e dei loro Paesi’”. Una citazione riproposta da Lopes, originario della Guinea Bissau, una vita in Italia, a 50 anni dell’assassinio del 20 gennaio 1973. Il giornalista ha chiesto: “Dove siamo oggi rispetto a questi tre ideali, per i quali in tanti sono stati uccisi?” Lopes ha continuato: “La lotta per Cabral era un progetto di futuro; e oggi noi quanto siamo disposti a fare per le generazioni che verranno dopo?”. Secondo Lopes, cronista per Radio Vaticana, autore per Castelvecchi, “la felicità esiste solo se hai fatto qualcosa che rende gli altri felici”.
Nel suo intervento, dedicato all’Africa e al mondo, al centro ci sono anche i rapporti con gli antenati e le persone care. “Cosa devo fare perché la dipartita dei miei genitori non sia una biblioteca che brucia?” ha chiesto Lopes. “Cosa posso fare per poter portare avanti quanto fanno loro?” La risposta di Lopes riparte da Cabral o da Lumumba, ex capo del governo del Congo indipendente assassinato nel 1961. “In Africa”, ha detto Lopes, “i nostri defunti non se ne sono mai andati via”.
AFRICA. LOPES ARAUJO (CRONISTA): LA SUA IDENTITÀ APERTA AL FUTURO
L’identità africana è fluida, aperta alle possibilità del futuro, non già puro ritorno alle origini: questo uno degli insegnamenti di Amilcar Cabral, nel ricordo della giornalista Alicia Lopes Araújo, moderatrice dell’evento. Lopes si è soffermata sul concetto di re-africanizzazione, uno dei principi di Cabral. “La ‘sua’ identità africana non è statica ma fluida, aperta alle possibilità del futuro” ha detto la giornalista. “Cabral era sostenitore di un’apertura identitaria, di un’identità creola, nuova e svincolata a priori dalla questione della purezza delle origini”.
AFRICA. LE RESEAU: SI RIAPPROPRI DI SE STESSA, CABRAL LA ISPIRA
L’esperienza politica, filosofica e di lotta di Amilcar Cabral va posta oggi alla base di nuovi partenariati internazionali, anche in Italia, che riconoscano gli sforzi degli africani per “riappropriarsi di se stessi”: lo ha detto Mehret Tewolde, alla Luiss. Secondo il vicepresidente dell’associazione Le Reseau, il ricordo dell’uccisione di Cabral deve essere oggi spunto per “riflettere e far conoscere le responsabilità e le vie per le quali furono tarpate le lotte di indipendenza africane”.
Quello della vicepresidente di Le Reseau, associazione promotrice dell’incontro, è anche un appello alla politica e alle istituzioni italiane. “Proponete momenti di incontro e di riconoscimento per ricollocare la lettura di quello che oggi è l’Africa” ha detto Tewolde. “Bisogna creare insieme partenariati per portare alla luce gli sforzi degli africani per riappropriarsi di se stessi”.
AFRICA. LOBASSO (ESTERI): RENDERE SCONVENIENTI NOSTRE CONVENIENZE
“Rendere sconvenienti le convenienze dell’attuale relazione tra l’Italia e l’Africa”, concentrandosi in modo rivoluzionario, con decisione, “sui valori che mettono al centro gli esseri umani”: è l’appello di Fabrizio Lobasso, vicedirettore per l’Africa del ministero degli Esteri. “L’Italia sta facendo tanto e vuole fare sempre di più” ha detto parlando dei rapporti con l’Africa. “Vogliamo concentrarci sui valori che mettono al centro l’essere umano, le ‘human centered policies’, il ‘people to people’, l’approccio ‘a me importa di te’”. Secondo Lobasso, è in questo modo che si possono favorire sviluppi positivi sui temi dei diritti umani, si tratti di abolizione della pena di morte o di dignità nelle carceri. “Dobbiamo imparare a parlarci di più”, l’appello del vicedirettore, “per capire l’Africa e il resto del mondo e i rapporti interafricani”.
AFRICA. MAZZÙ (LUISS): UNIVERSITÀ MULTICULTURALE RICORDA CABRAL
Il ricordo di Amilcar Cabral è parte di un percorso che la Luiss, ateneo sempre più “multiculturale”, fa insieme con l’Africa: lo ha detto Marco Mazzù, professore di Digital & Marketing dell’università, aprendo l’ incontro dedicato al politico indipendentista e anti-colonialista. L’incontro alla Luiss, organizzato con l’associazione Le Reseau, ha avuto come titolo ‘Amilcar Cabral 50 anni dopo. Visioni per l’Africa e per il mondo’.
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