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Alla Festa del Cinema di Roma cantano i violini dei barconi

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ROMA – Una musicista, Lara Celeghin, squarcia il silenzio della sala buia dell’Auditorium Parco della musica di Roma eseguendo ‘Il Canto del legno’, dalla melodia “strozzata”, allegra e a tratti malinconica, con un violino colorato e all’apparenza “rovinato”. È uno degli strumenti ad arco realizzati con il legno dei barconi dei migranti, lavorato dai detenuti del laboratorio di liuteria della Casa Circondariale di Milano-Opera. Un progetto che mira a “trasformare il legno in speranza, ridando voce con un violino a quelle persone che sono morte attraversando il Mediterraneo” spiega Arnaldo Mosca Mondadori, il presidente della Fondazione Casa dello spirito e delle arti che ha promosso il progetto in collaborazione con il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e dall’Agenzia delle Accise, dogane e monopoli (Adm). ‘Metamorfosi. Un canto del mare’ è il titolo del cortometraggio di Giovanni Pellegrini che lo racconta, e che è stato proiettato ieri nel pomeriggio nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, dopo la presentazione il mese scorso al Festival di Venezia.

“Quando ho preso il violino in mano per la prima volta non riuscivo a crederci. Mi è sembrato un miracolo” dice durante il corto Luca Benini, responsabile a Lampedusa di Adm. L’agenzia ha il compito di recuperare e smaltire i relitti del mare, il cui numero negli ultimi anni è aumentato: si calcola che solo nel 2021 siano arrivate 16mila persone in 600 barche. Ancora 2mila imbarcazioni – tra naufragi e mezzi ormai vuoti affondati – sarebbero ancora nelle profondità del canale di Sicilia. L’agenzia Adm quindi fornisce al progetto i materiali che vengono riconvertiti in strumenti musicali da persone detenute nel carcere di Opera a Milano, e di recente anche a Rebibbia a Roma e Secondigliano a Napoli: “Noi detenuti siamo come questi barconi: rifiuti speciali da smaltire, a cui viene data la possibilità di diventare nuovo materiale” racconta Andrea Volonghi. “Stare in cella tutto il giorno” racconta un altro artigiano detenuto, Vincenzo Cattaneo, “ti costringe a non fare nulla, pensi e ti autodistruggi. Ma per noi che siamo impiegati nel laboratorio di falegnameria il tempo vola, torni in cella rilassato e non vedi l’ora che arrivi il giorno dopo”.

PIOVANI: “CON IL MIO BRANO DO VOCE A SOFFERENZA”

 “Comporre ‘Il canto del legno’ è stato difficile ma appassionante”. Queste le parole scelta dal compositore Nicola Piovani, intervistato dall’agenzia Dire al termine della proiezione del cortometraggio ‘Metamorfosi. Un canto del mare’, a cui Piovani ha partecipato componendo un’opera da eseguire con i violini ricavati dal legno dei relitti dei barconi, usati dai migranti per raggiungere l’Europa. Il brano fa da colonna sonora al cortometraggio ed è stato eseguito in sala da Lara Celeghin. “Quando si toccano temi etici ci si muove come in una cristalleria”, dice ancora il musicista, “ma questo brano racconta la sofferenza delle persone. È inoltre un insieme di ‘schegge’ per dimostrare che questi violini possono realizzare virtuosismi come tutti gli altri”.

PELLEGRINI: “IL MIO FILM RACCONTA UN DRAMMA UNIVERSALE”

“Realizzare questo cortometraggio è stata una sfida, perché abbiamo avuto circa un mese, ma anche un dono. Parlare con i detenuti del carcere Opera di Milano in particolare è stata una grande emozione”, dichiara all’agenzia Dire Giovanni Pellegrini, regista del cortometraggio. Il cuore dell’iniziativa è il riutilizzo e la trasformazione del legno dei relitti del mare – utilizzati dalle persone migranti, abbandonati sulle coste italiane e delle isole del canale di Sicilia e recuperati da Adm – in strumenti musicali ad arco, che costituiranno “l’Orchestra del Mare”, e realizzati dai detenuti artigiani del carcere. Pellegrini continua: “Il messaggio è far capire che i detenuti, come il legno, sono risorse che spesso la società vede come rifiuti e invece si possono valorizzare. Gli strumenti musicali esprimono invece la sofferenza di chi attraversa il Canale di Sicilia, ed è un messaggio universale perché i migranti sono in tutto il mondo”.
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