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Abolita la 18app, gli studenti: “Così il governo premia i privilegiati”

LavoroAbolita la 18app, gli studenti: “Così il governo premia i privilegiati”

ROMA – “Introdurre la Carta del Merito è l’ennesima dimostrazione di premiare chi parte da condizioni privilegiate. Il modello di istruzione che sta delineando il nuovo governo non va nella direzione di costruire la scuola del futuro come ascensore sociale”. Dopo l’abolizione della 18 App, sostituita nelle ultime modifiche alla Manovra da una carta cultura giovani con Isee a 35mila euro massimo e una carta del merito scolastico per chi prende 100 alla maturità, parlano gli studenti. Tullia Nargiso, della Rete Studenti Medi, spiega alla Dire la posizione dell’associazione studentesca. “Noi non siamo contrari al concetto di merito, ma applicarlo così non ha nulla a che vedere con il merito. Questo è un modello di scuola che continua a escludere, perchè premiando chi già è avvantaggiato, si allargano ancora di più le distanze sociali”.

“18APP ERA STRUMENTO PER PROSEGUIRE GLI STUDI”

La studentessa fa riferimento al fatto che “chi ha più bisogno di incentivi alla cultura, è chi non è riuscito a trovare nella scuola il luogo in cui formarsi”, quindi non chi ha raggiunto il punteggio massimo alla maturità. La ragazza spiega di aver utilizzato il bonus per acquistare i libri dell’università, e che quindi l’app18 “era un modo anche per stimolare gli studenti a proseguire gli studi”. In linea di massima, dunque, gli studenti sono per mantenere il bonus così com’è, ma “in assenza di fondi inserire il tetto dell’Isee potrebbe essere un criterio giusto. In un momento in cui bisogna scegliere, è giusto privilegiare chi ha meno strumenti”.

“GOVERNO CHE GUARDA AL PASSATO E NON PENSA AL FUTURO”

Collegando la nuova misura alla proposta del ministro Valditara di togliere il reddito di cittadinanza a chi non ha portato a termine gli studi, la Rete degli Studenti Medi accusa il governo di “dimenticarsi di chi parte da condizioni molto più svataggiate, e spesso è costretto ad abbandonare gli studi per lavorare”. “Evidentemente questo non è un governo che punta sulla scuola. E un Paese che non investe su cultura e istruzione non pensa al futuro ma al passato- sottolinea Tullia Nargiso- Stiamo soffrendo questa fase. Sentiamo un distacco rispetto alle nostre necessità. Questo non è il futuro. C’è bisogno di un urgente cambio di passo“.

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