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    Salute, salvata con defibrillatore all’ottavo mese di gravidanza

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    Policlinico di Bari scopre una rara cardiopatia
    Roma, 7 nov. (askanews) – Incinta all’ottavo mese scopre di essere affetta da una rara cardiopatia ereditaria, a rischio di condurre a morte improvvisa, ma grazie a un defibrillatore indossabile, un giubbottino salvavita da indossare 24 ore su 24, riesce a portare a termine la gravidanza senza problemi. La diagnosi immediata e il tempestivo intervento degli specialisti del Policlinico di Bari hanno salvato la vita a una donna di 30 anni e al piccolo che aveva in grembo. Un team multidisciplinare ha eseguito dapprima il trattamento cardiaco, per proteggere la mamma, permettendole di portare avanti la gravidanza in totale sicurezza; successivamente è stato effettuato il parto cesareo secondo il timing più idoneo per il bambino. Eccezionale gestione specialistica multidisciplinare delle unità operative di Cardiologia Universitaria e Ginecologia e Ostetricia del Policlinico di Bari. La donna, a seguito di accertamenti fatti durante la gravidanza, aveva ricevuto la diagnosi di una rara sindrome cardiaca, la sindrome del QT lungo, che predispone a cardiopalmo, sincope e morte improvvisa a causa dell’insorgenza di aritmie maligne, come la tachicardia ventricolare e la torsione di punta. Dopo i primi accertamenti, è stata subito presa in carico dagli ambulatori di alta specializzazione di Gravidanze a rischio (responsabile professoressa Antonella Vimercati) e di Cardiomiopatie e sindromi aritmogene (responsabile professoressa Cinzia Forleo). “La sindrome del QT lungo – spiega il professor Marco Ciccone, direttore dell’Unità operativa complessa Cardiologia Universitaria – è una condizione estremamente rara (1 su 2500 nati vivi), congenita, caratterizzata dal rischio di andare incontro ad aritmie pericolose per la vita, e che necessita l’impianto di un defibrillatore ma che, nel caso della paziente, era impossibile eseguire, data la condizione di attesa e il rischio di tossicità per il feto”. “Abbiamo deciso di intraprendere una terapia medica con farmaci che dimostrassero più efficacia per la paziente, ma al tempo stesso, maggior sicurezza per il bambino – aggiunge la professoressa Cinzia Forleo – Questo non era comunque sufficiente a garantire la massima protezione per entrambi. Pertanto è stato attivato un servizio disponibile in tutti i distretti socio-sanitari della Regione Puglia, che ha consentito l’arrivo in tempi rapidissimi del defibrillatore indossabile”. “Si tratta di un giubbottino che il paziente deve indossare costantemente – spiega il dottor Riccardo Memeo, specialista in Elettrofisiologia e cardiostimolazione – progettato per rilevare un ritmo cardiaco accelerato pericoloso per la vita ed erogare automaticamente uno shock di defibrillazione per ripristinare il ritmo normale. L’intero evento, dal rilevamento di un battito cardiaco accelerato pericoloso per la vita all’erogazione automatica di uno shock, in genere richiede meno di un minuto. Il defibrillatore indossabile può essere considerato un ponte verso l’impianto di un defibrillatore definitivo, in tutti quei casi in cui l’indicazione non è ancora chiara”. Il team multidisciplinare riunitosi, che ha coinvolto, non solo ginecologi e cardiologi, ma anche anestesisti e rianimatori e i neonatologi, ha condiviso il percorso più opportuno. Così il parto è stato effettuato in presenza di tutti gli specialisti, sotto costante monitoraggio del ritmo cardiaco e con tutte le precauzioni del caso, per intervenire prontamente nel caso in cui fosse stato necessario, evitando farmaci che potessero scatenare aritmie pericolose per la mamma e per il bimbo. Il taglio cesareo è stato effettuato dalla professoressa Antonella Vimercati con successo e senza complicanze, e si è concluso con la nascita di un bellissimo bambino. La paziente è stata trattata e sorvegliata nel reparto di Ginecologia, protetta dal giubbottino salvavita, consentendole di non separarsi dal neonato, nel momento più importante per la creazione del legame madre-figlio. Dopo pochi giorni sono tornati a casa: la donna indossa ancora il giubbottino e, non appena terminato l’allattamento, potrà essere sottoposta a intervento chirurgico per l’impianto del defibrillatore. “Mamma e bambino stanno bene, possiamo dirlo dopo gli ultimi controlli. L’eccezionalità di questo parto e il trattamento effettuato sono stati possibili in tempi brevissimi grazie alla stretta collaborazione di tutti gli specialisti, alle competenze garantite negli ambulatori di questo ospedale e a percorsi sicuri elaborati da tempo” conclude il professor Ettore Cicinelli, direttore dell’unità operativa di Ginecologia e ostetricia. continua a leggere sul sito di riferimento

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