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    Festival della diplomazia, nove giorni no stop e migliaia di partecipazioni

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    ROMA – Trentasei ambasciatori stranieri in Italia e piu’ di 5000 persone nei 120 appuntamenti in presenza in 25 diverse location a Roma: sono alcuni dei numeri della partecipazione alla XIII edizione del Festival della diplomazia che si è tenuto nella capitale.

    120 APPUNTAMENTI

    L’iniziativa, interamente dedicata alla geopolitica e alle relazioni internazionali, ha visto una no stop di 9 giorni tra conferenze, incontri ed eventi speciali. Numeri importanti, riferiscono gli organizzatori in una nota, in crescita rispetto agli anni passati: hanno partecipato 36 ambasciatori stranieri in Italia e più di 5000 persone nei 120 eventi in presenza, a questi si aggiungono i 60 eventi online fra webinar, presentazioni di libri e briefing dell’Istituto di studi politici internazionali (Ispi). Il Festival ha coinvolto 25 diverse location della capitale, istituzionali e accademiche. Sono otto le residenze diplomatiche che hanno aperto le loro porte in via eccezionale per il Festival della diplomazia. Anche sulle piattaforme digitali gli eventi, trasmessi tutti in streaming, hanno riscosso grande successo registrando un totale di 100 mila visualizzazioni degli utenti sui social nel corso della manifestazione.

    Quest’anno il Festival ha voluto affrontare i temi che ricorrono quotidianamente nel dibattito pubblico, le cosiddette transizioni, da quella energetica a quella digitale, dalla transizione demografica ai cambiamenti climatici. La manifestazione ha offerto il confronto diretto tra il mondo diplomatico e i protagonisti delle azioni politiche, economiche e culturali globali, nazionali e internazionali. Significativo il contributo portato, tra gli altri, da Per Espen Stoknes, Bruno Macaes, Laban Coblentz e Daniel Drezner.

    “TRANSIZIONI E CONTRADDIZIONI”

    Giampiero Massolo, presidente del comitato scientifico, ha espresso soddisfazione per gli straordinari risultati che anche in questa edizione il Festival è riuscito ad ottenere. “Risultati che si trovano eloquentemente riflessi – si legge non solo nel gran numero di eventi organizzati, ma anche nella qualità e nel prestigio degli oratori intervenuti, oltre che nella eccezionale partecipazione di pubblico, sempre più numeroso. Sono stati moltissimi i giovani che hanno animato il dibattito con la freschezza delle loro idee e la naturale curiosità nel guardare alle cose del mondo. È un segnale davvero incoraggiante per il futuro, in un frangente storico così turbolento come quello che stiamo attraversando. Mentre ci confrontiamo con uno scenario globale reso sempre più complesso dalle “Transizioni e le contraddizioni” che lo contraddistinguono, come il titolo del Festival illustra, le conseguenze della brutale aggressione russa nei confronti dell’Ucraina pongono drammatici interrogativi sul senso stesso dell’espressione comunità internazionale. L’attualità dei nostri giorni ci restituisce infatti l’immagine di un pianeta nel quale appare sempre più difficile scorgere il senso di un destino comune a tutti i popoli, che dovrebbe invece essere al centro di uno sforzo unitario per affrontare le sfide globali alle quali tutti noi siamo posti dinnanzi. Una iniziativa come il Festival della diplomazia ha il merito di fornire una piccola ma partecipata testimonianza proprio in questa direzione ed è per questo che lo ritengo un appuntamento oggi quanto mai prezioso”.

    “Il Festival è diventato un appuntamento imperdibile non solo per la comunità diplomatica ma per tutta Roma, ha detto Giorgio Bartolomucci, segretario generale del Festival, “un interesse ed entusiasmo che viene da più parti, soprattutto dai giovani, che studiano nelle università italiane e straniere presenti nella capitale, curiosi di capire cosa succede nel dietro le quinte della governance internazionale e interessati ad intraprendere una carriera internazionale, che non è solo una carriera diplomatica ma che si può svolgere all’interno di imprese, all’Interno di studi legali o di organizzazioni internazionali. I risultati sono stati molto positivi sia per la partecipazione di giovani, ambasciate e istituzioni ma anche perché quest’anno abbiamo avuto la possibilità di organizzare eventi all’interno delle ambasciate, anche in quelle più prestigiose che ci sono a Roma, aprendole al pubblico. Penso ad esempio a Villa Wolkonsky, residenza dell’ambasciatore inglese, che ha ospitato una serata tributo alla regina Elisabetta II, e a Palazzo Farnese con un evento per discutere dell’impatto che la guerra russo-ucraina sta avendo nel mediterraneo allargato”.
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