FIRENZE – La piazza di Firenze per dire no al cottimo, a un lavoro senza tutele, mal pagato, quella convocata dalla Cgil dopo la morte di un giovane rider, il 26enne Sebastian Galassi, cede il passo alla contestazione politica. Quella rivolta prima al sindacato, poi al governatore toscano, Eugenio Giani.
In piazza Sant’Ambrogio, poco prima del rompete le righe, una ventina di antagonisti contesta la Cgil, colpevole “di discutere e parlare con Meloni e i fascisti”. Subito dopo lo stesso drappello si ‘butta’ su Giani: “Vattene, questa piazza non è vostra. Non fare passerelle, vai a lavorare. I contratti li avete precarizzati voi, il tuo partito al governo. Dicci dov’è la differenza tra voi e Meloni?”, urlano al presidente della Regione Toscana.
Giani prova a parlare, a difendersi. E c’è chi, come l’assessore all’Ambiente del Comune di Firenze, Andrea Giorgio, cerca di portarlo via. Ma il governatore resta e ascolta. Tenta di dire la sua, ma le urla sono troppe e si allontana. Nel frattempo si arrabbiano i sindacalisti della Cgil: “I lavoratori, i rider, sono qui in presidio con noi. Non sono a urlare con voi”. Come dire, “hanno scelto da che parte stare”. E i rider nel giorno della rabbia per un loro compagno travolto da un suv, nelle ore in cui tornano a chiedere diritti dopo una nuova tragedia, si siedono sui gradini del piccolo sagrato di Sant’Ambrogio e assistono, attoniti, allo ‘spettacolo’ di una piazza spaccata.
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